Le parole dignità e civiltà sono quelle che meglio di tutte riassumono il peso significativo di questa ennesima lunga giornata. Campale per la storia legata al tribunale di Sala Consilina. Presto un giovane avvocato ha messo a terra all’ingresso del tribunale la bandiera tricolore, simbolo dell’orgoglio nazionale, perché oggi per tutti quei colori sono stati traditi da uno stato che non ha voluto sentire nemmeno distrattamente le ragioni del Vallo di Diano. Grande commozione quando è giunta l’auto con a bordo gli esecutori materiali del trasferimento: la gente ha intonato l’Inno Nazionale per dimostrare quanto orgoglio storico ha in senno. Una brutta pagina che resterà indelebile nella memoria di chi dopo due anni di lotte ha visto con i propri occhi vedersi scippato un indiscusso baluardo del rispetto dei diritti della persona. Già perché oggi, con un cielo plumbeo e fitto di pioggia, dopo le parole di ieri piene di amarezza pronunciate dal sindaco Ferrari di ritorno dalla riunione fiume in commissione manutenzione a Lagonegro nessuno aveva più dubbi sull’esito della vicenda: il decreto legge 155 del 2012 alla mezzanotte del 13 settembre è divenuto legge e il Procuratore Russo con le parole “Non dimenticherò mai il comportamento che mi ha riservato Sala Consilina” di concerto con il Presidente Zarrella senza se e senza ma hanno dato fredda esecuzione a quanto il Governo ha deciso: la soppressione del Tribunale di Sala Consilina e l’accorpamento con quello di Lagonegro pur non essendo ancora in possesso dei requisiti necessari di sismicità e di sicurezza dei locali ospitanti il foro salese. O meglio tutto è ancora un cantiere a cielo aperto con un certificato datato appena al 12 settembre. E’ salita sempre più la rabbia la delusione la tristezza. Una riunione surreale, un muro di gomma, in un clima ostile arrogante e superficiale sordo a ogni dialogo è stato il commento della delegazione salese partita alla volta di Lagonegro con le tasche piene di speranze presto svuotate per far posto a tanta delusione. Ferrari rammaricato dopo l’ennesimo atto di resistenza pacifica stamane ha consegnato le chiavi dell’ormai ex tribunale per tutelare la incolumità dei cittadini ed evitare gesti inconsulti. Un’azione e un insegnamento di grande civiltà per un amministratore che ha pensato soprattutto alla sua gente quella stessa che notte e giorno ha presidiato i cancelli del tribunale su cui ancora campeggia lo striscione: Città di Alfredo De Marsico il grande giurista la cui eco delle sue arringhe sarà impresso per sempre nelle aule giudiziarie. E ancora l’arroccata e più piccola Lagonegro non meritava le lacrime versate oggi dagli avvocati e dalla gente che composta e in silenzio assisteva al passo veloce dei funzionari per prelevare i fascicoli delle udienze e portarli altrove. Un’ingiustizia perpetrata ai danni di un paese onesto. Il Vallo di Diano non meritava l’arrivo del corpo speciale di sicurezza dei Carabinieri e della Polizia e Guardia di Finanza che ben presto ha circondato tutta la zona, non meritava il trasloco con i furgoni di un mobilificio certo non conformi al trasporto per conto terzi come evidenziato dalla misura camerale presto consultata. Siamo in uno stato di polizia senza lo stato: questo il commento forte di tutti. Intanto sono state presentate denunce anche sulla irregolarità di questo trasferimento dei faldoni giudiziari. Oggi e domani a Lagonegro è stato stilato un decreto di sospensione delle udienze e stasera gli avvocati sono riuniti in assemblea per decidere sulle azioni prossime da intraprendere. Perchè loro lo sanno bene sono uomini e donne di legge che faranno rispettare i loro diritti con tutti i mezzi leciti e legali a disposizione. Mentre il territorio non resterà certo a guardare ma si affiancherà loro con grande coraggio e trasparenza perché solo restando vicini la Giustizia potrà trovare la sua giusta collocazione. Quella Giustizia che si scrive con la G maiuscola.
Antonella Citro |