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“Regalo governativo ” o atto dovuto quello dei Debiti degli enti pubblici sbloccati per 40 miliardi?


17-04-2013

Il governo nel varare il decreto e stabilendo i fatidici 12 mesi per pagare imprese e banche, ne ha fatto quasi pesare all’opinione pubblica lo sforzo immane compiuto.
Vero o tutto una farsa?
Il decreto c’è, e nel vedere se raggiungerà il suo scopo quello cioè dello sblocco del pagamento di 40 miliardi di debiti commerciali della pubblica amministrazione nei confronti di imprese e banche -mentre gli enti che hanno soldi in cassa potranno pagare subito- sono in molti a contestarne i contenuti perché non si tratta di assoluta novità né di un’autentica concessione governativa a firma di Monti .
Per spiegarne l’assunto è necessario tuffarci nel recentissimo passato.
Al fine di assicurare liquidità alle imprese creditrici di somme dovute dalle Amministrazioni Pubbliche per contratti di somministrazione, fornitura ed appalto, il legislatore aveva già normato la possibilità, che il creditore procedesse a presentare apposita istanza all'Ufficio di Ragioneria della Amministrazione debitrice ( di ente pubblico) per chiederne la certificazione del proprio credito e così validamente procedere alla possibile cessione pro soluto a banche e intermediari finanziari.
Il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n.122, e recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica nonché il Decreto SalvaItalia del 11/2011 n°183, infatti, disciplinava i predetti contenuti .
Oggi si assiste, pertanto- con l’annunciata novella normativa a firma Monti - a quello comunemente noto come autentico download - copia incolla- con qualche piccola e impercettibile variante in corso d’opera inserita in qualche comma della legge .
In sintesi ecco cosa disciplinava l ‘art. 13 della legge n. 183 2011
…. Su istanza del creditore di somme dovute per somministrazioni, forniture e appalti, le regioni e gli enti locali certificano, nel rispetto delle disposizioni normative vigenti in materia di patto di stabilita' interno, entro il termine di sessanta giorni dalla data di ricezione dell'istanza, se il relativo credito sia certo, liquido ed esigibile, anche al fine di consentire al creditore la cessione pro soluto a favore di banche o intermediari finanziari riconosciuti dalla legislazione vigente.
Scaduto il predetto termine, su nuova istanza del creditore, provvede la Ragioneria territoriale dello Stato competente per territorio, che, ove necessario, nomina un commissario ad acta con oneri a carico dell'ente territoriale. ………….
Resta l’interrogativo se e quante imprese erano a conoscenza di tale meccanismo e se vi hanno aderito e con quali esiti .Probabilmente -ed è questa la nota rilevante – gli enti pubblici che si sono visti presentare istanze a tal fine da parte di imprese affogate nei debiti e collassate da assoluta mancanza di liquidità- hanno eretto virtuali barriere arroccandosi in una perenne posizione difensiva declinando gli inviti formali a loro presentate dalle imprese perché se vi avessero provveduto , i relativi pagamenti sarebbero immediatamente incorsi nella tagliola del patto di stabilità interna, ponendo le amministrazioni locali nel rischio di diventare inadempienti e subirne le sanzioni o di dover ridurre ulteriormente la spesa o aumentare le imposte in modo compensativo.
Insomma garbati e secchi “niet” da parte delle Amministrazionei pubbliche dettati da obiettive necessità di non far ricadere sui cittadini i devastanti effetti della fuoriuscita dai vincoli di quel patto di stabilità rivelatosi autentica mannaia sui conti dei Comuni
Anche la prevista compensazione tra crediti commerciali e debiti fiscali è stata “copiata e incollata nel dl 35/2013.
Fino ad oggi , infatti, le imprese in credito con le amministrazioni pubbliche potevano, previa richiesta di certificazione, compensare la somma con eventuali debiti fiscali iscritti a ruolo alla data del 30 aprile 2012. Con il decreto legge 8 aprile 2013 n. 35, questa possibilità di compensazione tra crediti commerciali di imprese e professionisti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati al 31 dicembre 2012 e debiti fiscali viene estesa a tutte le somme dovute a seguito di accertamento con adesione, acquiescenza, definizione agevolata delle sanzioni, conciliazione giudiziale e mediazione. Questo allargamento del meccanismo delle compensazioni, però, può essere utilizzato solo dopo che il ministero dell'Economia avrà fissato termini e modalità .
In definitiva quella che sarebbe dovuta diventare una regola, farla passare – con toni trionfali – per una eccezione operata con immani sforzi dai suoi autori ( Monti e Grilli ) , lascia sbigottiti e interdetti tutti gli analisti di settore. Il premier Mario Monti nella prevista conferenza stampa insieme con i ministri dell’Economia Grilli e dello sviluppo Passera, ha commentato il succo del decreto laconicamente « dal 15 maggio sbloccati 40 miliardi nei prossimi 12 mesi con un meccanismo chiaro, semplice e veloce», per giunta «rispettando la soglia del deficit del 3%». A ciò ha fatto eco il plauso dell’Abi “Il decreto va nella direzione giusta” con Squinz che ha aggiunto i: “Le imprese sono disperate”…
Chissà dov’erano Squinzi e l’Abi due anni fa quando la stessa legge fu varata( con toni meno trionfalistici ) e puntualmente ignorata dall’intera “filiera bancaria”, perché probabilmente distratta a distribuire oltre un miliardo di euro ai 64 movimenti politici formalmente esistenti e….. in molti casi senza copertura delle necessarie garanzie.

Enzo carrella
 




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